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Sanificazioni con ozono

Valle Gesso

 

Rifugio BALUR (1780 m)

 

Località: Colle Balur, Comune di Roaschia
Proprietà: Comune di Roaschia
Accesso:Itinerario 11.42

 


Un po' monotona la parte iniziale della salita, sulla stradina per Tetti Virutra e poi lungo un anonimo sentiero. La gita si ravviva nel lungo tratto in faggeta e sui pascoli che precedono il Rifugio Balur e l'omonimo colle. Nonostante la quota non elevata, invece, è decisamente spettacolare il panorama dal Monte Testas, che spazia dal vicino Monte Bussaia, al Monviso, al Monte Rosa.

A

Da Roaschia(803m) a:

Dislivello
[m]

Dislivello A/R
[m]

Tempo
[h:mm]

Tempo A/R
[h:mm]

Distanza
[m]

Difficoltà

Segnavia

 

[Sorgente Dragonera(829m)]

+26/-0

+26/-26

0:05

0:10

298

T

N29 » =

B

Gias Fontana Fredda(1)(1588m)

+781/-0

+785/-785

2:20-2:35

3:35-4:00

3973

E

N29

C

Rifugio Balur(1)(1780m)

+977/-0

+977/-977

2:55-3:15

4:30-5:00

4805

E

N29

D

Monte Testas(1)(1829m)

+1030/-4

+1034/-1034

3:05-3:25

4:50-5:20

5259

E

=

(1) Esclusa la digressione alla Sorgente Dragonera.

 

Descrizione: Ai margini del paese di Roaschia (803 m), ha inizio a destra della provinciale una stradina asfaltata per la Sorgente Dragonera. Si sale sulla stradina per circa 200 metri fino al primo tornante verso sinistra. Qui si stacca di fronte la via pedonale per la vicinaSorgente Dragonera (829 m, deviazione di qualche minuto decisamente consigliata); per proseguire l'escursione ci si tiene invece a sinistra sull'asfalto.

La Grotta Dragonera e la Sorgente Dragonera

La grotta da cui scaturisce la Sorgente Dragonera 10 è lunga 130 metri, e le prime esplorazioni risalgono al 1962. E' però nel 1968, esattamente il 15 maggio, che si sfiora la tragedia. Tre speleosub si immergono fino alla saletta a quota -15m, abbandonando però la corda di sicurezza che si era bloccata. Una nuvola di fango intorpidì le acque, azzerando di fatto la visibilità. Dei tre, solo quello rimasto un poco più indietro riuscì, abbastanza fortunosamente, a guadagnare l'uscita e a dare l'allarme. I due compagni sbagliarono invece il percorso di risalita, trovandosi in una pozza sifone di pochi metri. Era ormai sera, e i due decisero di fermarsi in attesa dei soccorsi. I quali, dopo tentativi infruttuosi, però desistettero. Dopo quasi 14 ore, con l'acqua tornata nuovamente limpida, i due speleosub intrappolati al freddo e affamati decisero di tentare il tutto per tutto e cercare la via per conto loro: muovendosi lentamente, per non sollevare fango, i due si imbatterono in una corda lasciata dai soccorritori e riuscirono a tornare alla luce del sole.
Dalla sorgente, un tempo solo nota come l'öy, sgorga acqua in notevole quantità e di ottima qualità: analisi, ormai del 2009, la classificano come "acqua oligominerale microbiologicamente pura, con discreta dotazione di calcio e magnesio, povera di sodio, con pochissimi nitrati."

[Pannello informativo in loco]
[www.comune.roaschia.cn.it/Home/Guidaalpaese/tabid/19965/Default.aspx?IDPagina=12996&IDCat=1991]

Poco dopo il bivio la stradina termina con uno slargo, sulla destra del quale comincia una strada sterrata. La strada s'innalza ripida, alternando più a monte qualche tratto asfaltato al fondo sterrato un po' sconnesso. Per ben quattro volte si scavalca il rio che scende nel Vallone della Freida su ponticelli carrabili in cemento. Dopo il quarto ponte si incontra un bivio: si abbandona la stradina (qui asfaltata) che volge a sinistra e si dirige aTetti Virutra (oTetti Virotta), e si imbocca a destra una pista sterrata.
La pista sale subito assai ripida, poi si biforca: si lascia il ramo di sinistra che conduce ancora a Tetti Virutra, e ci si tiene a destra. Dopo pochi metri termina anche la pista sterrata e si continua su sentiero. Sempre con pendenze piuttosto sostenute si guadagna quota tra noccioli e altri arbusti, poi si entra nel bosco di faggio. Si sale dapprima con diversi tornanti, poi con un lunghissimo traverso che porta fuori dal bosco, su aperti pendii prativi.
Si incontrano alcune diramazioni a sinistra, resti del vecchio tracciato ormai sostituito dalle più rettilinee (e ripide) scorciatoie, poi il sentiero svolta a destra e si immette sulla strada sterrata per il Passo del Van. Si segue la strada verso sinistra, rimontando i pochi stretti tornanti che conducono al Gias Fontana Fredda (o Gias Fontana Freida, 1588 m, 2:20 - 2:35 ore daRoaschia, fontana), protetto da un paravalanghe in cemento. 
La strada termina presso il gias e si prosegue su una sorta di mulattiera, continuando la salita a tornanti fino ad una conchetta soprastante. Qui il tracciato si riduce a sentiero e piega decisamente a sinistra (est nord-est). Dopo un lungo traverso tra i pascoli, si supera l'ultima breve salita che porta al Rifugio Balur (1780 m, 0:35 - 0:40 ore dal Gias Fontana Fredda)5. 
Alle spalle del rifugio si trova il Colle Balur, con un prefabbricato metallico costruito proprio sul valico. Qui si ignora il sentiero a destra (sud) per la lontana Fontana Liret(segnavia N29A) e si segue una labile traccia a sinistra (est) che porta a una presa d'acqua.

Delle due arrotondate elevazioni ed est del rifugio, separate da un colletto prativo, si punta a quella più lontana, il Monte Testas. La più vicina, ad una quota inferiore di una qundicina metri, è spesso erroneamente indicata in cartografia come Monte Balur, che invece è la cima subito ad ovest del rifugio, assai più slanciata e sormontata da un evidente pilastrino in pietre.

Oltre la presa d'acqua di fatto la traccia sparisce, ma non è un problema spostarsi tra erba e roccette nei pressi della displuviale fino a raggiungere la sommità del Monte Testas (1829 m, 0:10 ore dal Rifugio Balur). Il monte precipita verso est con una parete strapiombante, ed offre un magnifico panorama sul vicino Monte Bussaia, sulla pianura, il Monviso e l'arco alpino fino al Monte Rosa.

 

Mappa su base © OpenStreetMap contributors, SRTM; map style © OpenTopoMap - licenza CC-BY-SA [?] 
[Scarica la traccia GPS in formato GPX]

Accessi: Da Borgo San Dalmazzo si risale la Valle Gesso fino ad Andonno dove si svolta a sinistra sul ponte che attraversa il Torrente Gesso. Oltre il ponte si svolta a destra per Roaschia e si lascia l'auto in uno dei due ampi posteggi lungo la strada provinciale dopo il cimitero.

 

 

 

Bivacco SPERANZA (2268 m)

 

Località: Lago della Vacca, Comune di Entracque
Proprietà: ?
Servizi: 9 posti letto su letti a castello, tavolo e panche, no acqua nei pressi (salvo il Lago della Vacca), aperto in permanenza.
Accesso: Itinerario 11.30.

Inaugurato il 13 Agosto 2017, il bivacco è stato realizzato dal signor Giuseppe Bosio, 75 anni, che con alcuni amici ha provveduto al restauro di un vecchio fabbricato militare: il locale cucina asservito alla Caverna Ricovero del Sabbione.

 

 

Rifugio Federico FEDERICI - Ettore MARCHESINI al Pagarì (2650 m)

Località: Ghiacciaio del Pagarì, Comune di Entracque
Proprietà: CAI Ligure
Accesso: Itinerario 11.02
Servizi: gestito.

L'attuale costruzione in muratura a due piani, realizzata nel 1998, ha sostituito il vecchio rifugio, un prefabbricato in legno inaugurato nel 1913 al quale venne successivamente affiancato un corpo in muratura. Il rifugio è dedicato a Federico Federici ed Ettore Marchesini. Il primo, uno dei più forti alpinisti della Sezione Ligure del CAI nei primi anni del del '900, morì durante la seconda guerra mondiale su un cargo italiano silurato nel Mar Rosso; il secondo, alpinista deceduto nel 1971, negli anni a cavallo del 1960 fu presidente della Sezione Ligure cui lasciò per testamento la sua biblioteca e i fondi destinati alla ristrutturazione del rifugio. Pochi sanno che la collocazione originale del rifugio, prevista nel Vallone di Valmasca in Comune di Tenda, fu poi dirottata nel Vallone del Muraion per la ferma opposizione di un privato che vedeva minacciata la sua riserva di caccia.



Per questa escursione ci ritroviamo addirittura in cinque: Gelu, Riccardo, Luciano, Gianni ed io. Tutti abbiamo voglia di tornare in questo bell’angolo della Valle Gesso; qualcuno di noi manca al Pagarì da qualche anno. Visto che il tempo continua a regalarci altre belle giornate, fin quando sarà possibile ne approfitteremo.

Essendo questa una lunga escursione, si parte alle 6:30 a San Giacomo di Entracque (1213 m). Iniziamo la marcia passando il ponte sul torrente Gesso per infilarci, di lì a poco, tra i maestosi faggi secolari che precedono le ex palazzine reali. Un po’ di pausa, appena oltre i fabbricati, per riempirci le borracce di acqua fresca alla fontana e… via sulla sterrata che serpeggia nella faggeta prima di raggiungere il Pian del Rasur. Il primo sole lambisce i monti che vanno a racchiudere il Vallone di Colomb; con questa premessa dovremo aspettarci una gran bella giornata. Camminando lungo il pianoro ci torna in mente che in questi stessi giorni di settembre, lo scorso anno eravamo qui per accompagnare al lago del Carbonè i nostri amici americani Bruce, Steve, Paula e Stephanie che si recavano, per la prima volta, sul luogo dove avevano perso rispettivamente un cugino ed il padre nella tragedia dell’aereo Dakota del 1954 (escursione commemorativa al lago del Carbonè).

Raggiunto il gias sottano del Vej del Bouc (1430 m), lasciamo a sinistra il sentiero che sale al lago omonimo. Poco avanti superiamo il ponte che scavalca il torrente trasferendoci sulla sinistra orografica del vallone. Seguendo il percorso in lenta salita, dopo alcune centinaia di metri ci portiamo al bivio per il Bivacco Moncalieri che lasciamo a destra.

Poco più avanti il sentiero inizia una lunga serie di zig-zag sulle pendici del Vallone di Pantacreus tra macchie di ontani, avvicinandosi poco alla volta al Gias sottano del Muraion (1843 m). Procedendo nella marcia superiamo poi un piccolo boschetto di faggi; cammin facendo ci avviciniamo allo scosceso spallone del Muraion che supereremo attraverso il ripido Passo del Muraion (2030 m).

Oltre il passo, il paesaggio cambia decisamente aspetto, diventando più roccioso e selvaggio. La veduta si amplia maggiormente verso la testata del Vallone e si hanno più vicine le cime Cossato, Viglino e Clapier.

Con un traverso verso sud-est scavalchiamo un piccolo rio, quindi, zigzagando tra le rocce, raggiungiamo il bivio per il Passo ed il Lago Bianco d’Agnel.

 

Dopo il Passo del Muraion il paesaggio cambia aspetto

Svoltando a destra affrontiamo una lunga rampa di erba e roccia sul sentiero che serpeggia in direzione sud-ovest. A tratti, alle nostre spalle, riusciamo a scorgere parte del lago Bianco d’Agnel.

Verso il termine della salita, il panorama si modifica ancora una volta diventando ancora più impervio e roccioso.

Ora riusciamo finalmente ad intravedere la sagoma della Maledia che con il Caïre del Muraion va a chiudere la visuale ad ovest.



Nella conca a sinistra si intravede il Lago Bianco d’Agnel

 

Maledia a sinistra e Caïre del Muraion a destra

Nelle vicinanze del rifugio. All’orizzonte si intravede il Monviso

Salendo ancora un pò, poco prima del grande cippo col tricolore, notiamo sulla destra la diramazione in discesa che porta al bivacco Moncalieri.

Ancora qualche decina di metri e siamo all’incrocio con i sentieri che conducono al Passo del Pagarì e al rifugio Nizza.

 

Paline segnaletiche appena prima del Rifugio

 

Foto di gruppo con rifugio visibile alle spalle

Il rifugio compare di lì a pochi metri. Sono le 9:50 (il GPS rileva che abbiamo camminato per 3 ore 10’). E’ sempre bello tornare in questo posto così selvaggio, specie se si ha la fortuna di imbattersi in una giornata come oggi.

Ci fermeremo al Pagarì una ventina di minuti, il tempo di ammirare il rifugio, la Maledia, sorseggiare un buon thé e scattare qualche foto. La nostra intenzione è quella di fare ritorno passando dal bivacco Moncalieri.

Dovremo quindi aggirare il Caïre del Muraion perdendo circa 200 metri di dislivello poi, dal Passo soprano del Muraion, risalirne più di un centinaio per raggiungere i laghi Bianchi del Gelas. Per effettuare questa traversata calcoliamo da un’ora a un’ora e mezzo di cammino.

Tornati al bivio visto in precedenza, scendiamo nell’avvallamento pietroso a destra e più in basso del rifugio per superare un ruscello d’acqua. La traversata che segue si effettua su buon sentiero che va a costeggiare le ripide rive del Caïre del Muraion.

Aggirato un primo costone, il sentiero, compiendo un semicerchio, declina con tratti su pietraia e porta a contornare, al fondo, un secondo costone.

Inizio discesa verso i laghi Bianco del Gelas

Tratto di sentiero

 

Sguardo nella direzione del Passo del Carbonè

Tratto di sentiero

Al termine del tratto successivo una frana ci ostacola il passaggio. Noi la scavalchiamo – ma la si può aggirare – per raggiungere il Passo soprano del Muraion (2430 m).

Passaggio sulla frana, poco prima del Passo sopr. del Muraion

Oltre, sbordiamo nel ripido vallone di Pantacreus.

Riprendiamo immediatamente a salire verso sinistra (seguire ometti e tacche rosse – attenzione in caso di nebbia) tra tratti erbosi e rocce montonate che conducono sulle rive dello splendido e ancora un po’ innevato primo lago Bianco del Gelas (2501 m).

 

Arrivo al primo lago Bianco del Gelas

Sulla pietraia verso il secondo Lago Bianco del Gelas

In salita dal primo lago Bianco del Gelas

Contornandolo sulla destra e superata una pietraia raggiungiamo le rive erbose del secondo e più grande Lago Bianco del Gelas (2549 m). Il paesaggio attorno a noi è incantevole. Verrebbe voglia di piantare una tenda e rimanere qui. Ci sistemiamo sulle rive del lago per la pausa pranzo in compagnia di un nutrito gruppo di stambecchi che qui risiedono stabilmente. Dal punto in cui ci troviamo vediamo molto bene il bivacco Moncalieri ed il Passo dei Ghiacciai a sud ovest ed il Passo del Carbonè a nord-est dall’altra parte del vallone.

  

Lago Bianco soprano del Gelas

Senza fretta e con gli occhi ancora pieni di immagini e colori stupendi, dai resti del Rifugio Moncalieri riprendiamo la ripidissima discesa nel vallone di Pantacreus per poi deviare, al fondo, verso il Gias di Pantacreus (1862 m).

L’inizio della discesa nel Vallone di Pantacreus

Dal gias si riprende con la lunga discesa tra gli ontani che va ad incrociare il sentiero di salita al Pagarì. Svoltando a sinistra si ritorna al Gias del Vej del Bouc e si prosegue infine per far ritorno a San Giacomo.



Rifugio Edoardo "Dado" SORIA - Gianni ELLENA (1830 m)

Località: Piano del Praiet, Vallone della Barra, Comune di Entracque
Proprietà: CAI Cuneo
Accesso: Itinerario 11.24
Servizi: gestito.

Edoardo "Dado" Soria, assieme a Gianni Ellena e Dante Livio Bianco fu uno dei maggiori esponenti dell'alpinismo cuneese negli anni compresi tra le due guerre mondiali. Alla sua morte, nel 1950, si pensò subito alla costruzione di un rifugio da dedicargli. La struttura che venne realizzata ed inaugurata nel 1961, a forma di cubo (o dado) doveva ricordarlo anche nella forma! Ma il tetto piatto causò parecchi problemi di infiltrazioni, sicchè si pensò presto ad una radicale ristrutturazione. Nel 1979 viene inaugurato il nuovo rifugio, frutto di un ampliamento del preesistente; la nuova struttura venne intitolata anche a Gianni Ellena, amico e compagno di cordata del Soria e scomparso tre anni prima.

Web: www.rifugiosoriaellena.com

 

 

Rifugio GENOVA - Bartolomeo FIGARI (2010 m)

 

Località: Vallone della Rovina, Lago Brocan, Comune di Entracque
Proprietà: CAI Ligure
Accesso: Itinerario 11.05
Servizi: gestito.

L'attuale rifugio, un edificio in muratura a tre piani e seminterrato, fu finito di costruire nel 1975 a spese dell'ENEL, ma potè essere inaugurato solo nel 1981 al termine dei lavori per la Diga del Chiotás. Ha sostituito il glorioso Rifugio Genova, costruito in meno di due mesi nel 1897 nei pressi del Gias del Monighet, dove ora si estende il Bacino artificiale del Chiotás. E' dedicato anche a Bartolomeo Figàri, pioniere dell'alpinismo e dello scialpinismo di inizi '900, presidente della Sezione Ligure del CAI sia dopo la prima che dopo la seconda guerra mondiale e presidente Generale del CAI. Ha contribuito alla nascita del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino cui lasciò, alla sua morte nel 1965, tutti i suoi averi.

 


10 - La dorsale Ciamberline - Fenestrelle dai pressi del Colle del Chiapous e, in basso, il Bacino del Chiotas (2010)

Breve traversata che consente di ammirare ottimi scenari sul Bacino del Chiotàs dal Colle del Chiapous. Il colle si raggiunge attraversando il coronamento della Diga del Chiotàs, divenuto un passaggio obbligato dopo la costruzione del bacino. La breve discesa sul Rifugio Morelli è resa un poco malagevole dalla possibile presenza di chiazze di neve e detriti.

A

Da Rifugio Genova Figari(2009m) a:

Dislivello
[m]

Dislivello A/R
[m]

Tempo
[h:mm]

Tempo A/R
[h:mm]

Distanza
[m]

Difficoltà

Segnavia

B

Bacino del Chiotas(1980m)

+64/-93

+157/-157

0:40-0:45

1:15-1:30

2186

T

M08 » M09

C

Colle del Chiapous(2533m)

+617/-93

+710/-710

2:25-2:40

4:10-4:40

6378

E

M09

D

Rifugio Morelli Buzzi(2351m)

+617/-275

+892/-892

2:50-3:10

5:10-5:50

8032

E

N08

Descrizione: Dal Rifugio Genova Figari (2009 m)si segue la strada sterrata (segnavia M08) che, con qualche saliscendi, costeggia il Bacino del Chiotas, trascurando l'unico bivio sulla destra con il sentiero per il Colle delle Fenestrelle (segnavia M10).

Il Rifugio Genova Figari

Già nel 1896 il Congresso Nazionale del CAI riconobbe la necessità di valorizzare le Alpi Marittime, allora quasi sconosciute e prive di rifugi. La sezione Ligure, incaricata di colmare questa lacuna, dopo numerosi sopralluoghi decise di edificare un rifugio presso il Gias del Monighet soprano, nelVallone della Rovina, a quota 1914, con lo scopo di valorizzare le vie di salita sul Massiccio dell'Argentera. I lavori, eseguiti a tempo di record, iniziarono il 22 luglio 1897 e terminarono il 10 settembre. Il Rifugio Genova, così venne battezzato, fu inaugurato il 15 agosto dell'anno seguente. Assieme al Rifugio Pagarì, le due "Opere di Montagna", presentate in scala all'esposizione internazionale di Torino del 1911, valsero alla sezione il "Gran diploma d'Onore". La sorte del glorioso Rifugio Genova, primo assoluto delle Alpi Marittime, fu segnata definitivamente nel 1968 quando iniziarono i lavori per la costruzione della Diga del Chiotas, il cui invaso avrebbe sommerso per sempre l'intera area del Gias del Monighet. Il nuovo rifugio, che mantenne la vecchia denominazione affiancata a quella di Bartolomeo Figari, fu realizzato dall'ENEL sulle sponde del Lago Brocan e terminato nel 1975; l'inaugurazione potè avvenire però solo il 14 agosto 1981, causa il protrarsi dei lavori alla diga. 
Il rifugio è dedicato ad una figura storica dei primi del Novecento, Bartolomeo Figari, pioniere dell'alpinismo e dello scialpinismo di inizio secolo. Nel 1906 fu coinvolto nell'incidente che costò la vita ad Emilio Questa, riportando una menomazione ad un arto inferiore. Più volte Presidente della sezione Ligure del CAI, nel dopoguerra si adoperò moltissimo per la ricostruzione dei rifugi danneggiati durante il conflitto. Fu Presidente Generale del CAI dal 1947 al 1956, contribuendo alla realizzazione di due eventi che segnarono per sempre la storia del sodalizio: la nascita del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino, cui lasciò alla sua morte nel 1965 tutti i suoi averi, e la conquista italiana del K2, avvenuta il 31 luglio 1954.

[Rifugi e Bivacchi della Sezione Ligure del CAI, pp.8-9]

La sterrata giunge ad incontrare la strada asfaltata (privata dell'ENEL) che sale alla diga dalLago della Rovina. La si segue verso sinistra (segnavia M09), si passa una breve galleria sotto il canale scolmatore, si attraversa l'intero coronamento della Diga del Chiotas (pr. Diga del Chiotàs) che chiude l'omonimo Bacino del Chiotas (1980 m, 0:40 - 0:45 ore dalRifugio Genova Figari) e ci si porta alla base del Vallone del Chiapous.

E' d'obbligo perdere alcuni minuti per osservare l'imponente muraglia della diga, dove spesso stormi di gracchi alpini giocano con le correnti ascensionali che ivi si creano.

Il Bacino del Chiotas, la Diga della Piastra e il Lago della Rovina

Il Bacino del Chiotas è chiuso dalle due dighe del Chiotas e del Colle di Laura. La Diga del Chiotas, ad arco-gravità 2, è alta 130 metri ed ha un coronamento di 230 metri. Il suo spessore varia tra i 37,5 metri alla base e i 5 metri alla cima. La Diga del Colle di Laura, più piccola, è a gravità massiccia con andamento rettilineo. Ha un'altezza massima di 30 metri, con una lunghezza al coronamento di 70 metri. Il Bacino del Chiotas ha una capacità utile di 27,3 milioni di metri cubi. 
La Diga della Piastra, nei pressi di Entracque, è di tipo a gravità massiccia; forma l'omonimo Bacino della Piastra, lago artificiale lungo poco meno di 2 km e largo 300 metri, con una capacità di 12 milioni di metri cubi, 9 dei quali utilizzabili per il pompaggio. 
Il Lago della Rovina funziona da serbatoio di "partenza" della centrale. Sistemato con modeste opere di impermeabilizzazione, il lago di origine naturale ha una capacità utile di 1,2 milioni di metri cubi.
I tre bacini sono tutti asserviti alla centrale idroelettrica Luigi Einaudi di Entracque.

[fonte: depliant informativi ENEL]

La Centrale ENEL Luigi Einaudi

La centrale idroelettrica di Entracque è stata intitolata nel 1999 a Luigi Einaudi, primo presidente eletto della Repubblica italiana. Costruita tra il 1969 e il 1982, anno della sua messa in esercizio, la centrale è scavata interamente nella roccia; è il maggior impianto idroelettrico italiano e, all'epoca della sua ultimazione, risultava essere il maggior impianto del genere in Europa. 
Per il suo funzionamento sfrutta i tre invasi, due dei quali artificiali, del Chiotas, della Piastra e della Rovina. Si tratta infatti di un "impianto di pompaggio", che non rilascia l'acqua utilizzata per la produzione di energia ma la mantiene in circolo sfruttando gli invasi come giganteschi serbatoi. Durante il giorno, per soddisfare i picchi di richiesta, la centrale produce energia grazie ai 9 gruppi turbina/alternatore, azionati prelevando acqua essenzialmente dal Bacino del Chiotas. Durante la notte, la centrale consuma energia elettrica per pompare l'acqua, accumulata nel bacino della Piastra durante il ciclo di produzione, nuovamente nel Bacino del Chiotas. 
L'energia utilizzata per il pompaggio è superiore a quella prodotta dall'acqua per caduta (in rapporto a 1,4:1 circa). Tuttavia, il processo risulta economicamente vantaggioso in quanto il costo dell'energia nelle ore notturne (sovente un eccesso non altrimenti smaltibile prodotto dalle centrali termiche o nucleari) è decisamente inferiore (5-7 volte) che nelle ore diurne.
Impressionanti i numeri dell'impianto. Le tre condotte forzate che arrivano in centrale hanno una portata di 143 mc/sec, superiore alla portata media annua del Fiume Po a Torino; le condotte forzate hanno una lunghezza di 1550 m e compiono un salto di 1048 m; le valvole rotative che aprono e chiudono il flusso dell'acqua devono vincere una spinta di 1700 tonnellate, pari alla spinta generata da 20 Jumbo Jet in fase di decollo; la potenza di una turbina è di 150 MW, pari a quella di 280 vetture di Formula 1 alla partenza; l'intero impianto ha una potenza di 1312 MW; il pezzo più pesante presente in centrale è il rotore dell'alternatore, che da solo raggiunge le 260 tonnellate.

[fonte: dépliant informativi ENEL]

Una vecchia strada di servizio dell'ENEL, ormai ridotta a sentiero e quasi non più riconoscibile, costeggia ancora per un poco l'invaso artificiale, fino ad una biforcazione: una ramo della vecchia strada prosegue diritto, un altro compie un tornante verso destra. Si segue quest'ultima direzione per poche decine di metri, quindi si abbandona la vecchia strada e si imbocca a sinistra un sentierino in pietraia (cartello su un masso). Il sentiero incrocia a sua volta l'altro ramo della vecchia rotabile, che attraversa, per proseguire la salita con ampi tornanti tra pietrame e detriti. 
Mantenendosi sulla sinistra orografica, si supera un tratto più ripido del versante con una serie di strette svolte, quindi si riprende la salita con pendenze meno accentuate e nuovamente lunghi tornanti. Tratti detritici e tratti erbosi si alternano durante il percorso, rendendo più o meno agevole il cammino; intorno a quota 2380 il sentiero compie un traverso verso sinistra (SO), si sposta sul versante destro orografico del vallone 10 e riprende a tagliare a tornanti l'ultimo tratto erboso del pendio. Si giunge così nell'ampia valletta detritica che precede il Colle del Chiapous (2533 m, 1:45 - 1:55 ore dal Bacino del Chiotas), dove è facile trovare neve fino a luglio inoltrato. 
Il sentiero si mantiene a sinistra, ai piedi delle ripidi pareti che scendono dall'Altopiano del Baus, lascia a sinistra la non molto evidente diramazione per il Passaggio del Porco e traversa quasi pianeggiante tra colate di sfasciumi fino al Colle del Chiapous. 
Passato il colle, si entra nel Vallone di Lourousa. Il sentiero (segnavia N08) attraversa una piccola conchetta (anche qui è facile trovare neve fino a luglio) e scende con parecchie svolte, evidente ma malagevole, attraverso un'ampia pietraia (possibili anche in questo tratto passaggi su lingue di neve o tra grossi massi franati). In breve comunque si perde quota ed il sentiero migliora; alla prima biforcazione si prende il ramo di destra che sale alRifugio Morelli Buzzi(2351 m, 0:25 - 0:30 ore dal Colle del Chiapous) in pochi minuti.

 

Mappa su base CTR Piemonte
[Scarica la traccia GPS in formato GPX]

Accessi: Il Rifugio Genova Figari è raggiungibile con l'Itinerario 11.05.

Web: www.rifugiogenova.it



Bivacco FRANCO Piana - GIORGIO Nicora - LORENZO Pomodoro al Baus (2668 m)

Località: Altopiano del Baus, Comune di Entracque
Proprietà: CAI Ligure
Accesso: Itinerario 11.05 fino al Rif. Genova da dove si prosegue su traccia a tratti esposta ed attrezzata con catene (3:45 ore, diff. EE); oppure Itinerario 11.06 fino al bivio per il Passaggio del Porco da dove si prosegue su traccia (3:45 ore, diff. EE).
Servizi: 9 posti letto, un ruscello per approvvigionamento acqua nei pressi, aperto in permanenza.

Fu inaugurato nel 1982 in sostituzione del precedente bivacco in legno risalente al 1929. Come i suoi genelli Guiglia e Costi-Falchero, il bivacco è un piccolo prefabbricato metallico con volta a botte. E' dedicato a Franco Piana, già gestore del Rifugio Pagarì e scomparso sull'Everest nel 1980, Giorgio Nicora, alpinista deceduto sull'Asta Soprana nel 1977 e Lorenzo Pomodoro, compagno di cordata di Piana deceduto nel 1976 sulle Alpi Apuane.



Capanna Sociale Roberto BARBERO (1670 m)

 

Località: Vallone della Vagliotta, Comune di Valdieri
Proprietà: CAI Cuneo
Accesso: Itinerario 11.18
Servizi: 10 posti letto su tavolato con materassi e coperte, illuminazione fotovoltaica, fornello a gas, riscaldamento a legna, acqua esterna, apertura previo ritiro chiavi.
Chiavi: Locanda San Lorenzo a San Lorenzo di Valdieri, tel. 0171 97198 (ultimo aggiornamento: 2017).



1 - La luna fa capolino dietro al Monte Matto, visto da E dai pressi della Capanna Sociale Barbero (1997)

Escursione abbastanza breve, su ottimi sentieri, per nulla monotona: vari gli ambienti attraversati (dal bosco ai pascoli di montagna), spesso a fianco di uno spumeggiante torrente che forma una pittoresca cascatella. La spalla prativa ove ha sede la Capanna Barbero è spesso frequentata da branchi di camosci.

A

Da Ponte della Vagliotta (1093 m) a:

Dislivello
[m]

Dislivello A/R
[m]

Tempo
[h:mm]

Tempo A/R
[h:mm]

Distanza
[m]

Difficoltà

Segnavia

B

Capanna Sociale Barbero (1669m)

+576 / -0

+576 / -576

1:55

3:15

-

E

N05 » N05B

Descrizione: Attraversato il Ponte della Vagliotta (1093 m), si individua l'imbocco del sentiero (segnavia N05) nella faggeta di fronte al ponte, leggermente spostato sulla destra. La salita nel Vallone della Vagliotta inizia assai dolce, con lunghi tornanti tra i faggi su una comoda mulattiera
Il percorso si snoda nel bosco per lungo tratto, senza guadagnare eccessivamente quota. Alcuni tornanti un poco più stretti preannunciano l'ingresso in una stretta gola, con pareti strapiombanti sul sottostante Rio della Vagliotta. Si attraversa la gola sulla sponda sinistra orografica e si sale, ora su sentiero, con stretti tornanti lungo un costone roccioso tra bassa vegetazione. Attraversato il rio su un bel ponte in legno, e passati sulla destra orografica della valle, ci si innalza con numerosi tornanti su un pendio detritico inerbito dal quale si gode ottimo panorama sull'incassato valloncello appena risalito
Si lascia sulla destra una piccola cascatella, si prosegue a tornanti (sovente tagliati da scorciatoie a volte anche più evidenti del sentiero principale) tra felci, lamponi e radi ontani verdi, e si giunge nei pressi di una seconda pittoresca cascatella
Poco oltre si entra in un'ampia conca pascoliva, che si percorre per un breve tratto, fino al bivio che precede di poche decine di metri la recente costruzione del Gias sottano della Vagliotta. Si ignora il ramo di sinistra del sentiero, per il Bivacco Costi e il Passo Barra della Vagliotta (segnavia N05), e si prosegue sul ramo di destra, diretto alla Capanna Sociale Barbero (segnavia N05B). Si incontra quasi subito una passerella in legno che consente di attraversare per la terza volta il Rio della Vagliotta poi, con percorso a ritroso, il sentiero piega verso nord-ovest puntando verso il costone prativo sopra il quale si staglia il bivacco.

La mulattiera di caccia e la cava di ghiaccio

Appena oltre la passerella, spostata sulla sinistra di una trentina di metri rispetto al sentiero, non è difficile individuare una vecchia mulattiera che rimonta apparentemente senza meta le pendici dell'Asta Sottana. In realtà la mulattiera aveva una duplice funzione: conduceva ad una imposta di caccia e al vicino nevaio semipermanente che, ai tempi dei soggiorni estivi in valle della famiglia reale, forniva il ghiaccio necessario a conservare degli alimenti e a rinfrescare le bevande dei frequentatori delle Terme.

[La Guida del Parco Alpi Marittime, p.172]


[Parco Naturale dell'Argentera, p.63]

Dopo un breve tratto in falsopiano si raggiunge la base del costone; in corrispondenza del secondo tornante verso sinistra, il sentiero si biforca nuovamente: forse conviene evitare l'evidente scorciatoia sulla destra che sale assai ripida direttamente verso il bivacco, e tenersi a sinistra per salire con due lunghi traversi alla Capanna Sociale Barbero (1669 m, 1:55 ore dal Ponte della Vagliotta).

Il Bivacco Barbero

Il bivacco viene inaugurato dalla sezione di Cuneo del CAI il 22 agosto 1965. E' dedicato alla memoria di Roberto Barbero, giovane alpinista cuneese caduto sulla Cima Plent nella Catena delle Guide il 16 giugno 1963.

[La Guida del Parco Alpi Marittime, p.172]

 

Mappa su base CTR Piemonte [?]

Accessi: Da Borgo San Dalmazzo si risale la Valle Gesso in direzione Valdieri ed Entracque. Passato l'abitato di Valdieri, alla rotatoria, si prosegue diritti per Sant'Anna di Valdieri. Oltrepassata Sant'Anna, si raggiungono i Tetti Gaina e poco oltre, sulla sinistra, si incontra il Ponte della Vagliotta. L'auto si può parcheggiare nello slargo sulla destra qualche decina di metri prima del ponte.


 

Bivacco Mauro COSTI - Marco FALCHERO (2300 m)

 

Località: Vallone della Miniera, Alto Vallone della Vagliotta, Comune di Valdieri
Proprietà: CAI Ligure
Accesso: Itinerario 11.18 fino a Gias sott. della Vagliotta da dove si prosegue per il Biv. Costi su sentiero (4:00 ore, diff. EE) 
Servizi: 9 posti letto, acqua (poca) a circa 50 metri dal bivacco, aperto in permanenza.

Montato in soli due giorni nel settembre del 1975 da una decina di soci della Sezione Ligure del CAI, è dedicato alla memoria di Mauro Costi e Marco Falchero. Costi, alpinista genovese, è deceduto per sfinimento nei pressi del Rifugio Torino sul Monte Bianco; Falchero, compagno di cordata di Costi, morì in mare durante un'immersione nel 1977.

 

 

 

Rifugio Nicola GANDOLFO (1847 m)

 

Località: Alto Vallone del Dragonet, Comune di Valdieri
Proprietà: CAAI 
Accesso: Da Ponte della Vagliotta (Tetti Gaina, S.Anna di Valdieri) su sentiero e traccia (2:30 ore, diff. EE)
Servizi: 12 posti letto, apertura previo ritiro chiavi.
Web: www.clubalpinoaccademico.it/index.php/.../148-bivacco-gandolfo-al-dragonet

 

 

 

Rifugio Giuseppe MORELLI - Alvaro BUZZI (2351 m)

 

Località: Alto Vallone di Lourousa, Comune di Valdieri
Proprietà: CAI Cuneo
Accesso: Itinerario 11.07
Servizi: gestito.

Il rifugio è stato inaugurato nel 1931 ed intitolato a Giuseppe Costanzo Morelli, giovane alpinista morto a causa di una bufera di neve la notte dell'Epifania del 1928, durante la salita al Rifugio Quintino Sella. E' stato oggetto di ristrutturazioni negli anni recenti.

 


Una lunga salita, prima per boschi di faggi e conifere fino al pittoresco Lagarot di Lourousa, poi in ambiente quantomai selvaggio, tra distese di detriti e macereti, fino al Rifugio Morelli Buzzi. Anche se molto ridottosi negli anni, è sempre impressionante osservare da vicino il Gelàs di Lourousa, sottile lingua di ghiaccio lunga poco meno di un chilometro che resiste all'ombra dell'Argentera.

A

DaTerme di Valdieri(1353 m) a:

Dislivello
[m]

Dislivello A/R
[m]

Tempo
[h:mm]

Tempo A/R
[h:mm]

Distanza
[m]

Difficoltà

Segnavia

 

[Lagarot di Lourousa(1971 m)]

+626/-8

+634 / -634

2:00- 2:15

3:20 -3:50

5063

E

N08 | Via Alpina R142 | GTA

B

Rifugio Morelli Buzzi(1)(2351m)

+1015/-17

+1032/-1032

3:15-3:40

5:25-6.10:

7743

E

N08 | Via Alpina R142 | GTA

C

Colle del Chiapous(1)(2538m)

+1215/-30

+1245/-1245

3:55-4:25

6:30-7:25

9351

E

N08 | Via Alpina R142 | GTA

(1) Esclusa la digressione al Lagarot di Lourousa.

 

Descrizione:Di fronte al cancello d'ingresso carrabile dell'Hotel Royal a Terme di Valdieri(1353 m circa) una breve discesa asfaltata scende ad un ampio posteggio sterrato. Lungo la discesa di accesso al posteggio, sulla destra, ha inizio il sentiero per il Rifugio Morelli Buzzi(segnavia N08, Via Alpina, GTA). Con un breve tratto nel bosco, il sentiero si porta all'imbocco del Vallone di Lourousa, e attraversa il torrente su una lunga e stretta passerella in legno. Oltrepassato il corso d'acqua, ci si trova subito su un'ampia e comoda mulattiera che risale il versante destro orografico del vallone, all'interno di una fresca faggeta mista ad altre latifoglie.
Con una infinita serie di tornanti, ma con pendenze mai faticose, la mulattiera guadagna lentamente quota; quando la faggeta lascia il posto a larici e abeti bianchi, il panorama si apre d'improvviso: alle spalle il Monte Matto, a destra il Vallone del Valasco, di fronte il Corno Stella con il Canalone di Lourousa.
Con un lungo traverso in direzione sud-est ci si porta nella piccola conca sede delGias Lagarot, che si lascia a sinistra. I larici si fanno qui decisamente più radi; attraversato il pianoro, si sale una balza con qualche altro tornante e, lasciata una evidente diramazione sulla destra, si raggiunge l'amena conca sede delLagarot di Lourousa (1971 m, 2:00 - 2:15 ore da Terme di Valdieri) Le belle pozze non sono direttamente visibili dal sentiero, ma si raggiungono in pochi minuti scendendo verso destra.

La traccia che si stacca sulla destra, in prossimità di un grosso larice presso un tornante verso sinistra del sentiero, è il vecchio tracciato che transita proprio lungo le sponde del soprastanteLagarot di Lourousa. Il percorso è ancora agibile, ma si raccomanda di seguire il sentiero principale per ridurre i fenomeni di erosione del suolo. Su un grosso masso a fianco del vecchio tracciato sono poste le troppe lapidi ed una croce in ricordo delle persone decedute sul Canalone di Lourousa.

Il Lagarot di Lourousa

Una risorgiva, tra prati e larici, forma in questa conca numerose limpide pozze e svariati ruscelli; l'acqua assume ora colorazioni turchesi, ora lattiginose, ora perfettamente trasparenti, rendendo questa località particolarmente suggestiva e ottimo luogo di sosta durante la salita. IlCanalone di Lourousa, chiuso tra il Monte Stella ed il Corno Stella, e solcato dal Gelas di Lourousa, fa da quinta all'ameno pianoro, mentre basta voltarsi all'indietro per ammirare l'imponente sagoma del Monte Matto.

[Alpi Marittime II, pp.53-54]

Il Gelas di Lourousa

Il Gelas di Lourousa è una impressionante lingua di ghiaccio di circa 900 metri, con pendenze che variano dai 45° ai 50°. Salito in parte dal Reverendo Coolidge durante la prima ascensione dell'Argentera, è ancor oggi ambita meta alpinistica, seppur abbastanza pericolosa. Il suo toponimo deriva da una storpiatura di "lou rouse", che significa perlappunto il ghiacciaio. Il Bivacco Varrone, posto proprio ai piedi del canale, e ben visibile dai pressi del Lagarot per la sua colorazione arancione, è base di appoggio per le salite. Anche il Gelas di Lourousa ha subito negli ultimi anni, come buona parte dei ghiacciai alpini, un certa contrazione e di frequente, in estate, la lingua di ghiaccio si presenta decisamente più corta che nei secoli passati.

[Alpi Marittime II, pp.187-188]
[Sentieri Meraviglie Alpi Marittime, p.37]

Attraversando l'ampia conca prativa il sentiero spiana e lascia a destra prima il bivio con il vecchio tracciato (vedi nota sopra) quindi, poco oltre, la diramazione sempre a destra con il sentiero per il Bivacco Varrone (segnavia N09). Con due traversi, il primo verso destra, si supera una balza morenica, entrando in un ambiente marcatamente detritico, dove solo sparuti larici riescono a vegetare nei pochi angoli più riparati. Il sentiero prosegue in mezzo a macereti, ora su brevi tratti lastricati, ora su fondo acciottolato; supera un'ultima balza con diversi stretti tornanti quindi serpeggia tra grossi massi fino ai piedi del rifugio. Lasciato momentaneamente innanzi il sentiero per il Colle del Chiapous, si percorrono a sinistra le poche decine di metri che conducono al Rifugio Morelli Buzzi (2351 m, 1:15 - 1:25 ore dal Lagarot di Lourousa).

Il Rifugio Morelli Buzzi

È il più vecchio rifugio della sezione di Cuneo del CAI. Fu costruito nel 1931, restaurato nel 1968 ed una seconda volta nel 2000.
È dedicato a Giuseppe Costanzo Morelli, morto il 6 gennaio 1928 sul Monviso durante una violenta bufera di neve; in quella circostanza si prodigò fino all'ultimo per assistere il compagno di cordata,Guido Raballo, anch'egli deceduto per assideramento. In seguito, a Morelli venne associato il nome di Alvaro Buzzi, comandante dell'aeroporto militare di Torino Caselle, promotore della ristrutturazione del rifugio, deceduto prematuramente prima di poter assistere all'inaugurazione.

[Alpi Marittime II, pp.53-54]

Tornati sul sentiero principale, lo si segue verso sinistra (sud sud-est). Il sentiero s'innalza con parecchie svolte, dapprima su fondo detritico ma in buone condizioni poi, decisamente più malagevole, tra grossi blocchi e macereti (possibili in questo tratto passaggi tra massi franati). Giunto nei pressi del valico il sentiero attraversa una piccola conchetta tenendosi sulla destra orografica ed infine raggiunge il Colle del Chiapous (2533 m, 0:40 - 0:45 ore dal Rifugio Morelli Buzzi).

In tutto il tratto che precede il valico è possibile la presenza di neve anche a inizio estate.

 

Mappa su base © OpenStreetMap contributors - licenza CC-BY-SA [?] 
[Scarica la traccia GPS in formato GPX]

Accessi: Da Borgo San Dalmazzo si risale la Valle Gesso in direzione Valdieri ed Entracque. Passato l'abitato di Valdieri, alla rotatoria, si prosegue diritti per Sant'Anna di Valdieri ed infine per Terme di Valdieri. Proprio di fronte al cancello d'ingresso dell'Hotel Royal una breve discesa asfaltata conduce ad un posteggio sterrato (a pagamento in alta stagione). Lungo la discesa di accesso al posteggio, sulla destra, ha inizio il sentiero.

 

 

Bivacco Silvio VARRONE (2270 m)

 

Località: Piedi del Canalone di Lourousa, Comune di Valdieri
Proprietà: CAI Cuneo
Accesso: Itinerario 11.43
Servizi: 12 posti letto, acqua da rio lungo il sentiero di salita, aperto in permanenza.

 

 

Rifugio Lorenzo BOZANO (2453 m)

Località: Alto Vallone dell'Argentera, Comune di Valdieri
Proprietà: CAI Ligure
Accesso: Itinerario 11.08
Servizi: gestito.

Venne costruito e inaugurato nel 1921, alla presenza della madre ottantunenne di Lorenzo Bozano, salita fin lassù a dorso di mulo. Nel 1967 un primo ampliamento aggiunse il locale cucina e, quattro anni dopo, venne aggiunto un grosso dormitorio in legno. A causa di lenti ma inesorabili movimenti verso valle della struttura che ne compromettevano la stabilità, nel 2001 è stato necessario realizzare un nuovo rifugio, recuperando tuttavia l'intero dormitorio del vecchio edificio. E' dedicato a Lorenzo Bozano, già presidente della Sezione Ligure, primo genovese a calzare un paio di sci e, nel 1903, co-fondatore dello Ski Club Genova. Morì a causa di un attacco di febbre spagnola nel 1918.

 

 

Inizio i primi passi sulla mulattiera che parte subito con decisione in salita nella pineta, inoltrandosi nella Valle dell’Argentera (destra orografica del vallone della Valletta) sulla sinistra di un rio spumeggiante. Dopo circa duecentocinquanta metri di dislivello esco fuori dal bosco e, a metà di una zona prativa, arrivo alGias del Saut (1847 m).

Proseguo sul sentiero che riprende quota ed entra poi in un valloncello che, avvicinandosi al rio, man mano si restringe. Più sopra, il vallone si amplia sotto le pareti dell’Argentera e lo risalgo per due terzi sulla destra orografica. La mulattiera riprende quota verso sinistra tagliando alcune ripide pendici e va a raggiungere una spalla rocciosa. Dopo un primo segmento tra le pietre, riprende quota verso destra risalendo al gias della Mesa(2070 m).

Più avanti stacca un sentiero, che lascio a sinistra, per il vallone del Souffi che conduce al Bivacco Varrone e al rifugio Morelli (palina a terra).

La mulattiera prosegue verso il rifugio attraversando una pietraia e raggiunge alcuni larici isolati.

Poi, a sinistra, lunghi traversi in pietraia risalgono le ripide pendici della Cima del Souffi portando verso destra in direzione di un enorme roccione scuro che si intravede guardando la base del Corno Stella.

Il rifugio, nascosto, poco alla volta compare appena al di là del roccione. Lo raggiungo Non pensavo di trovare oggi tanta gente quassù; mi devo ricredere. C’è un folto gruppo di giovani francesi e parecchie altre persone.

Sul Corno Stella ci sono anche alcune cordate intente alla difficile scalata. Sono contento, soprattutto per i gestori del rifugio, che nonostante il tempo inclemente di questa estate gli escursionisti non si siano lasciati intimidire troppo.

Mi fermo a contemplare le montagne attorno

Web: www.rifugiobozano.it

 

 

 

Rifugio Regina ELENA (1830 m)

 

Località: Pian della Casa del Re, Vallone della Valletta, Comune di Valdieri
Proprietà: A.N.A. Genova
Accesso: da Pian della Casa del Re su sentiero (0:20 ore, diff. E)
Servizi: 16 posti letto, servizi igienici interni con doccia, illuminazione fotovoltaica, uso cucina.
Web: www.alpinigenova.it/attivita/rifugio-regina-elena/

 

 

 

Rifugio Franco REMONDINO (2485 m)

Località: Alto Vallone dell'Assedras, Comune di Valdieri
Proprietà: CAI Cuneo
Accesso: Itinerario 11.09
Servizi: gestito.


5 - Panorama verso lo Specchio di Fremamorta dal Colle di Brocan (2015)

Traversata piuttosto impegnativa, in ambiente severo e selvaggio. Ci si sposta per ore tra rocce e macereti, spesso in notevole pendenza. Un paio di piccole conche sul versante orientale del colle ospitano neve residua anche in piena estate. Tuttavia tutto il tracciato si sviluppa ai piedi di cime che superano i 3000 metri e l'ambiente in cui ci si muove è veramente maestoso.

A

Da Rifugio Remondino (2464m) a:

Dislivello
[m]

Dislivello A/R
[m]

Tempo
[h:mm]

Tempo A/R
[h:mm]

Distanza
[m]

Difficoltà

Segnavia

 

[Lago di Nasta (2805 m)]

+345 /-4

-

1:15-1:25

1:55-2:10

1245

EE

N11 » =

B

Colle di Brocan(2892m)

+440/-12

-

1:30-1:45

-

1741

EE

N11

C

Rifugio Genova Figari(2009m)

+452/-907

-

3:20-3:50

-

4982

EE

M27 » M28

(1) Esclusa la digressione al Lago di Nasta.

 

Descrizione:Alle spalle del Rifugio Remondino (2464 m) si seguono le tacche bianco-rosse che puntano dritte in direzione est (segnavia N11). Ci si innalza da subito in notevole pendenza, rimontando alcuni canali e macereti. Si continua a salire tra roccioni levigati, piegando verso sud-est, e si raggiunge il bivio a sinistra (palina) con la traccia per ilLago di Nasta.

Dal bivio una traccia (radi bolli e ometti) punta in direzione nord-est. Ci si sposta serpeggiando tra rocce e macereti, fino a raggiungere il piccolo Lago di Nasta(2805 m, 1:15 - 1:25 ore dal Rifugio Remondino), incastonato in una conca detritica ai piedi dell'omonima Cima di Nasta(Dislivello: +29/-4 m; Dislivello A/R: +33/-33 m; Tempo: 0:10 ore; Tempo A/R: 0:20 ore; Difficoltà: EE; Distanza: 296 m).
Poco prima del bivio segnalato per il Lago di Nasta, si incontra una ulteriore diramazione, ben poco evidente, tracciata con rade e sbiadite tacche rosse: anche questa conduce al lago, ma segue un percorso più impegnativo che richiede in alcuni passaggi l'uso delle mani.

Oltre la diramazione la traccia volge a sud, attraversando in leggero saliscendi grosse placconate quasi pianeggianti alternate a pietraie, sempre guidati dai segnavia bianco-rossi (nonché gialli o rossi). Si raggiunge così una seconda biforcazione: una traccia prosegue innanzi in direzione del Colle est del Mercantour (o Colle Ghilié), mentre svoltando a sinistra si punta il Colle di Brocan.
Imboccata quest'ultima direzione, si sale tra pietraie non eccessivamente ripide e piuttosto stabili, quindi si traversa verso sinistra, si contorna una conchetta detritica lasciandola sulla destra ed infine, con una erta ma breve rampa, si guadagna il Colle di Brocan(2892 m, 1:30 - 1:45 ore dal Rifugio Remondino). La discesa nel Vallone della Rovina(segnavia M28) è subito ripida e conduce in breve alla sottostante conca detritica quasi sempre innevata. La si supera tenendosi sulla sinistra, tra roccia e neve (quando non conviene passare direttamente il nevaio), si traversa ai piedi di pareti rocciose e si scende al sottostante avvallamento, anch'esso spesso ingombro di neve. Anche in questo caso ci si tiene a sinistra, andando a recuperare una discreta traccia di sentiero. La traccia conduce ad un tratto di pietraia malagevole, ripido, che perdura fino a circa quota 2700.

Qui l'ambiente resta prevalentemente detritico, ma si cammina un poco più agevolmente; in tutta la discesa si è guidati da numerosi bolli gialli e ben più rade tacche bianco-rosse.

La traccia si getta a capofitto lungo il pendio, verso est, più o meno lungo la linea di massima pendenza. Solo intorno ai 2400 metri di quota, dopo aver superato parecchie rocce montonate, i segnavia conducono a sinistra (nord). Dopo un breve traverso, si svolta nuovamente ad est per calarsi in un ripido canale di rocce e magra erba, proseguendo poi su un ampio crinale fino ad immettersi sul sentiero, finalmente agevole, per ilColle della Rovina(segnavia M27). Lo si segue verso sinistra, scendendo a tornanti da una balza rocciosa. Una seconda breve serie di svolte porta a passare un rio, subito oltre il quale si ignora a destra la traccia che scende sulle sponde prative del Lago Brocan (2004 m).

Il lago si estende fin nei pressi del Rifugio Genova Figari, tuttavia questo è uno dei punti più comodi, dove i prati si spingono fin sulle sponde del lago. La digressione, consigliata, è solo di un centinaio di metri e richiede non più di qualche minuto.

Il sentiero costeggia per intero la sponda nord occidentale del lago ed arriva alRifugio Genova Figari (2009 m, 1:50 - 2:05 ore dal Colle di Brocan).

 

Mappa su base © OpenStreetMap contributors, SRTM; map style © OpenTopoMap - licenza CC-BY-SA [?] 
[Scarica la traccia GPS in formato GPX]

Accessi: Il Rifugio Remondino si raggiunge seguendo l'itinerario 11.09.
Note: Itinerario sconsigliato in caso di scarsa visibilità o cattivo tempo. La probabile presenza di neve, anche in estate, sui due versanti del Colle di Brocan può rendere più difficoltoso il passaggio.

Web: www.rifugioremondino.it

 

 

 

Bivacco Giacomo "Jacques" GUIGLIA (2421 m)

 

Località: Lago Mediano di Fremamorta, Comune di Valdieri
Proprietà: CAI Ligure
Accesso:Itinerario 11.11
Servizi: 9 posti letto, acqua solo dai laghi o emissari, aperto in permanenza.

Piccolo prefabbricato metallico con volta a botte, fu inaugurato nel 1976 e dedicato all'avvocato Giacomo Guiglia, "Jacques" per gli amici. Fu figura di primo piano della Sezione Ligure tra le due guerre mondiali e vero pioniere dell'alpinismo invernale.

 

 

 

 

Rifugio Emilio QUESTA (2388 m)

Località: Lago delle Portette, Vallone di Valasco, Comune di Valdieri
Proprietà: CAI Ligure
Accesso: Itinerario 11.12
Servizi: gestito.
Web: www.rifugioquesta.it

In origine ricovero militare intitolato al Capitano degli Alpini Eugenio Cappa, fu acquistato dalla Sezione Ligure ed inaugurato nel 1925. Riattato dopo i danni subiti nel periodo bellico, fu riaperto nel 1950, ampliato a più riprese e ristrutturato ancora di recente. E' dedicato alla memoria di Emilio Questa, compagno di ascensioni di Bozano e Figari, morto ancora giovane nel 1906, travolto da una scarica di sassi sull'Aiguille Centrale d'Arves. Assieme a Bozano, fu uno dei 14 fondatori del Club Alpino Accademico Italiano nel 1904.

 

 

 

Rifugio VALASCO (1764 m)

 

Località: Piano inferiore del Valasco, Comune di Valdieri
Proprietà: privata
Accesso: Itinerario 11.15
Servizi: gestito.

Il Rifugio Valasco, già Reale Casa di Caccia, è un edificio storico costruito per volere dei reali di Savoia come base di appoggio per le battute nella Riserva Reale di Entracque e Valdieri. La data esatta della sua costruzione, è incerta, ma si fa risalire agli anni compresi tra il 1878 e il 1899, in sostituzione di palazzine preesistenti. Requisita sia nel primo che nel secondo conflitto mondiale, subì due incendi riparati in entrambi i casi a spese dei militari. Dopo vari passaggi di proprietà e lunghi anni di degrado e abbandono, fu nuovamente colpita da un incendio nel 1993 che causò gravi danni. Nel 2002 sono iniziati i lavori di recupero, protrattisi fino al 2007, per la trasformazione in struttura ricettiva.